Hamsik confida al "Corriere dello Sport" che in quegli attimi, durante la rapina, ha avuto paura di morire.Il San Paolo è oltre le mura dei palazzi che lo circondano, in quel frastuono di rumori che scapiglia i pensieri, l’estasi nel rivedersi felice di se stesso, dei suoi sette gol. Ma poi c’è il terrore: un calcio d’una pistola squarcia le fantasie, riproponendo la realtà di Napoli. «Apri». Il Marek Hamsik che sta sprigionando l‘entusiasmo d’un ventunenne in carriera, alle otto della sera finisce dentro un incubo raccontato dagli occhi impauriti e velati dalla lacrime che cercano un inesistente perché: rapina a mano armata, alle soglie dello stadio delle meraviglie, nel bel centro della sua Napoli, mentre intorno c’è il viavai prenatalizio. La paralisi è in quell’istante che congela i muscoli, in quel rumore sordo sul vetro della propria autovettura e nella richiesta di due delinquenti mimetizzati con un casco e decisi a tutto per prendersi il borsello con dentro i soldi - 800 euro appena prelevati dal bancomat - le chiavi di casa, uno dei due cellulari e il Rolex Daytona sul polso. È una frazione di secondo in cui chi è prigioniero del traffico della galleria che dalla stazione Mergellina fa immergere su viale Augusto e quindi a Fuorigrotta, non riesce a cogliere; ma è il flash più terrificante dei ventuno anni di Marek Hamsik, costretto ad arrendersi alla minaccia, consegnando quel che ha, e rimanendo poi gelidamente avvinghiato al manubrio della sua autovettura, in preda allo sconforto confessato successivamente ai compagni di squadra: «È stato un momento ma è bastato per conoscere la paura di morire. È stato terribile, sono rimasto sconvolto. Ora sto bene, è tutto passato e spero di dimenticare in fretta».
fonte:napolisoccer.net
Nessun commento:
Posta un commento