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martedì 9 dicembre 2008

E lui l'Argentino preferito da Reja



NAPOLI - È già la seconda volta in maglia azzurra che German Denis segna partendo dalla panchina. La dimostrazione che il Tanque sa "schiacciare" gli avversari anche entrando in corsa. Domenica, come già era successo a Bologna, il suo ingresso ha fruttato altri 3 punti pesantissimi per l’ottima classifica del Napoli. Sì, perché se il suo gol ha blindato il risultato, più importante è stato il primo tocco - appena entrato - per smarcare Hamsik al cross decisivo.

UMILTA' E INTELLIGENZA - Questo significa che German è persona intelligente che sa aspettare il suo momento concentrato. Sa mettere il suo ego da parte, per dare alla squadra il meglio di sé. E questo è un qualcosa che lo rende assai affidabile agli occhi di un Reja, che con altri sudamericani ha problemi per via di caratterini meno manleabili e poco avvezzi al rispetto delle regole di gruppo.

DUALISMO CON ZALAYETA - Tutto sommato finora il tecnico goriziano ha indovinato il mix giusto nell’alternanza dei suoi centravanti: mal sopportata dall’uruguaiano (ha anche lasciato il ritiro quando ha capito di non giocare contro la Fiorentina) e accettata come male minore dall’argentino. I numeri danno ragione all’allenatore: dal centravanti il Napoli ha avuto 8 gol (6 di Denis, 2 del Panterone), in media con il rendimento delle grandi come l’Inter (Ibra 8) e la Juve (Amauri 8). Questo conta, ma naturalmente il dualismo rischia di corrodere un po’, l’uno o l’altro che sia. Perché se è vero che Denis, con Gargano, è l’unico sempre presente, è altrettanto vero che il Tanque per 5 volte è partito dalla panchina.

CHE MEDIA GOL - avendo giocato 924’, significa che è capace di segnare ogni 154’. E se Milito al momento è irraggiungibile (102,2’), comunque restando alla media gol-minuti l’argentino ha fatto meglio di Ibrahimovic (174,6’) ed è quasi alla pari con Amauri (151,1’). Numeri che inorgogliscono l’ultimo acquisto del Napoli: "È la dimostrazione che io sono sempre pronto, quando l’allenatore chiama. Sono venuto in azzurro per mettermi a disposizione della squadra e della società che mi ha voluto qui". I mugugni e l’amarezza per qualche panchina di troppo (un quarto d’ora scarso contro l’Inter a San Siro) rimangono lontani dalle dichiarazioni ufficiali. E qui sta l’intelligenza e la maturità del soldato Denis, tutto un altro giocatore rispetto al 21enne arrivato 6 anni fa a Cesena, dove non riuscì a lasciare il segno (solo 3 gol) in un campionato e mezzo di C1. (La Gazzetta dello Sport)

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